Alimentazione sostenibile: Cibo, cultura, ambiente


Mangiare bene per stare bene: il binomio alimentazione e salute è un fatto ormai ben noto, su cui, negli ultimi anni, si è focalizzata insistentemente anche l’opinione pubblica, tentando di incentivare grandi e piccini a adottare regimi alimentari sani. Ma forse non tutti sono consapevoli, o non percepiscono, la portata dello stretto legame che il cibo, in quanto risorsa imprescindibile della nostra vita, instaura con altri fattori.

La questione agroalimentare è una delle problematiche più urgenti da affrontare a livello globale: una sfida multidimensionale che non può limitarsi al solo aspetto nutrizionale, ma deve tener conto anche degli effetti che il cibo e le abitudini alimentari generano sul nostro Pianeta, dalla fase di produzione a quella di consumo, e sulle comunità globali.

L’obiettivo per i prossimi anni, sancito dall’Agenda 2030 dell’ONU, è quello di sviluppare e promuovere un’alimentazione che sia sostenibile, sana, equa e sicura per tutti, frutto di scelte, sia individuali sia collettive, orientate a garantire nel tempo le risorse necessarie al benessere e alla prosperità delle generazioni future. Questo implicherà una migliore gestione delle risorse naturali, con un’attenzione particolare agli effetti che la filiera alimentare produce sull’ambiente, ma anche la lotta allo spreco, agendo soprattutto sulla quantità di rifiuti prodotta, e l’incentivare la sicurezza alimentare.

Ogni Paese deve garantire ai suoi cittadini di potersi cibare in maniera adeguata, con alimenti sani, nutrienti e che non danneggino l’ambiente. Ciò non comporta produrre e consumare di più, ma promuovere lo sviluppo di sistemi che ci permettano di farlo meglio e più consapevolmente, evitando non solo lo sfruttamento incontrollato delle risorse ambientali, ma anche l’aumento considerevole delle emissioni di CO2 in atmosfera. I dati dimostrano che la nostra alimentazione, intesa come modello globale, è già responsabile di una fascia compresa tra il 21 e il 37% dei gas serra prodotti da fonti antropiche. (FONTE: IPPCC – Intergovernal Panel of Climate Change)

In questo contesto, prendersi cura della propria alimentazione, oltre a essere un atto d’amore per se stessi e per la propria salute, può diventare un’azione ecosostenibile per il Pianeta, se ognuno, nel suo piccolo, si impegna a declinare i propri gusti e le proprie esigenze alla necessità di gestire le risorse per tutti, in un’ottica di benessere presente e futuro.

Dal punto di vista strettamente nutrizionale, si può adottare il modello della Doppia Piramide, che si ottiene accostando la Piramide alimentare classica a quella, capovolta, del Clima. Essa mostra come gli alimenti per cui è comunemente consigliato un consumo maggiore coincidano con quelli che determinano un ridotto impatto sul Pianeta.Un’alimentazione ricca di prodotti vegetali, come frutta, verdura, legumi e cereali, aiuta a prevenire malattie e patologie e, allo stesso tempo, produce una quantità di gas serra inferiore rispetto a quella relativa al consumo di bestiame, in particolare di carne rossa.

Evitare lo spreco alimentare, inoltre, riduce la quantità di rifiuti, anch’essi responsabili dei gas serra; rispettare la stagionalità e la località degli alimenti tutela l’equilibrio degli ecosistemi naturali e previene lo sfruttamento delle risorse energetiche funzionali alla conservazione e al trasporto dei prodotti alimentari.

Un altro dei fattori connessi all’alimentazione sicura per tutti è rappresentato dall’accesso al cibo, destinato a essere sempre più squilibrato nei prossimi anni. Oggi la popolazione mondiale è composta da circa 7,9 miliardi di persone e si stima che nei prossimi decenni essa crescerà ancora, arrivando a superare i 10 miliardi di abitanti. Questa previsione, allarmante per molti aspetti, ci costringe a rivedere le fondamenta stesse del sistema alimentare attuale, per evitare di acuire i fenomeni di insicurezza, fame e malnutrizione già adesso riscontrabili. Il diritto internazionale ha, da qualche decennio, riconosciuto ufficialmente il diritto al cibo come diritto fondamentale umano; questo permetterà ai governi di attuare provvedimenti e strategie specifiche volti a garantire una sicurezza alimentare in linea con gli obiettivi di sostenibilità dell’Agenda 2030. Un approccio che prenderà in considerazione non solo la quantità di alimenti prodotti, ma anche l’impatto ecologico, sociale ed economico di produzione, distribuzione e consumo.

Un modello alimentare sostenibile non può prescindere dalla considerazione che il cibo racchiude un significato simbolico, identitario e relazionale che va oltre la necessità fisiologica di sfamarsi.

Ci sono ricette, prodotti, metodi di conservazione, coltivazioni propri di un territorio o di una comunità che vanno tutelati e preservati per il loro importantissimo valore culturale. La condivisione del cibo, inoltre, ha significati precisi all’interno di un gruppo o di una società perché è associata alla relazione e all’intimità, ma può anche accompagnare rituali o celebrazioni particolari. Non dimentichiamoci, infine, che al cibo è associata una forte componente identitaria: i cosiddetti “piatti tipici” racchiudono tradizioni e storie di popoli, ricette tramandate da generazione in generazione, materie prime legate al territorio e, spesso, abbinamenti e preparazioni frutto della successione di vicende storiche e delle contaminazioni culturali.

Questo è, a grandi linee, il valore multidimensionale dell’alimentazione; una multidimensionalità che ci impone di ridefinire, in un’ottica di una maggiore assunzione di consapevolezza e responsabilità nelle scelte nutrizionali, il rapporto tra l’uomo e il cibo ai fini di promuovere una cultura dell’alimentazione sana, sicura, sostenibile, ma anche culturalmente positiva. Solo così potranno essere affrontate con successo anche le grandi emergenze alimentari del nostro secolo, da quelle legate all’accesso al cibo, alla prevenzione di un’ampia gamma di patologie, al rispetto dell’ambiente.

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