Per viam negativam: cosa distingue l’intelligenza dalla coscienza?

In questa terza puntata della serie podcast “Intelligenze – Umane, artificiali, collettive: alla scoperta delle forme
del pensare” 
esploriamo uno dei nodi più affascinanti e discussi della filosofia della mente: come si distingue
ciò che un sistema sa fare da ciò che un essere vivente è? Proveremo a capire la coscienza non attraverso definizioni positive, ma “per via negativa”: partendo da ciò che scompare quando dormiamo senza sogni, il senso di sé.

Se l’intelligenza riguarda le funzioni, la coscienza riguarda l’esperienza. Il cosiddetto “problema difficile” della coscienza nasce qui: come può una realtà materiale dare origine a una vita interiore?

Il paradigma funzionalista suggerisce che la coscienza dipenda da ciò che un sistema fa. Ma allora come spiegare i pazienti
in stato vegetativo che, pur senza compiere alcuna azione, mostrano tracce di attività cosciente?
E, al contrario, come interpretare l’intelligenza artificiale, capace di fare moltissimo ma senza alcuna esperienza soggettiva?

In questo episodio, attraverso esempi storici e riflessioni filosofiche, proviamo a chiarire perché l’AI fa, ma non è.
E perché questa distinzione è fondamentale per comprendere sia l’intelligenza artificiale, sia noi stessi.

Pino Donghi, semiologo di formazione, si occupa da circa quarant’anni di progettazione culturale e divulgazione scientifica. Saggista, docente a contratto, curatore di collane editoriali e di festival culturali, collaboratore giornalistico, ricercatore sociale, è autore di numerosi testi sulla comunicazione della scienza. A tempo perso suona il sax tenore.