Una scuola per tutti: il ruolo dell’insegnante inclusivo
La didattica inclusiva non è un progetto straordinario da attivare solo in presenza di bisogni educativi speciali, ma una metodologia concreta e quotidiana che prende vita nei processi relazionali, nelle scelte didattiche e nella costruzione di un ambiente scolastico capace di rispondere alle esigenze di tutti.
Spesso, gli studenti con bisogni educativi speciali sperimentano emozioni legate all’insuccesso che influiscono sull’apprendimento (Mitchell., et al. 2020) e possono portare a una riduzione della motivazione, dell’autostima e dell’autoefficacia. Ciò ostacola ulteriormente il loro coinvolgimento attivo nei processi di apprendimento e la capacità di affrontare nuove sfide in modo positivo. Pertanto, è fondamentale adottare strategie didattiche inclusive e personalizzate che valorizzano i punti di forza degli studenti, promuovano un clima di apprendimento positivo e favoriscano esperienze di successo, al fine di potenziare la loro motivazione e il loro benessere emotivo.
I docenti, nel processo di progettazione didattica, assumono un ruolo chiave nel valutare diversi aspetti per garantire un apprendimento efficace e inclusivo. In primo luogo, è essenziale creare ambienti di apprendimento che enfatizzano le emozioni positive, sviluppare relazioni autentiche e riconoscere le risorse e i talenti di ognuno, disegnare compiti adeguati e adattarli alle esigenze dei singoli studenti. Parallelamente, è cruciale insegnare abilità sociali, come l’ascolto attivo, la comunicazione chiara, il superamento dei conflitti e il rispetto delle regole di gruppo, al fine di favorire un ambiente collaborativo. Questo approccio integrato consente di sviluppare competenze sia cognitive che relazionali negli studenti.
Dalla differenziazione all’Universal Design for Learning:
progettare per la variabilità
L’approccio sopra descritto trova una forte attualizzazione nel framework dell’Universal Design for Learning (UDL), modello educativo che si basa sull’idea che l’eterogeneità della classe non sia un ostacolo, ma una risorsa, e che il ruolo della scuola sia quello di rimuovere le barriere all’apprendimento, offrendo a tutti pari opportunità di successo.
Questo approccio chiede agli insegnanti di ripensare il proprio approccio didattico, di spostare lo sguardo da chi “ha bisogno di qualcosa in più” a una scuola che parte da tutti. Il cuore del modello dell’UDL è che gli insegnanti debbano progettare sin dall’inizio percorsi didattici in grado di rispondere alla variabilità degli studenti offrendo diverse modalità di accesso, espressione e coinvolgimento, articolate su tre principi fondamentali:
1. Molteplici mezzi di rappresentazione: Offrire diverse modalità per presentare le informazioni, riconoscendo che gli studenti elaborano e comprendono i contenuti in modi differenti.
2. Molteplici mezzi di espressione: Consentire agli studenti di dimostrare ciò che hanno appreso attraverso modalità diverse, rispettando le loro preferenze e abilità.
3. Molteplici mezzi di coinvolgimento: Motivare gli studenti attraverso approcci diversificati, stimolando il loro interesse e la loro partecipazione attiva.
Ogni cervello impara in modo diverso:
l’UDL come ponte tra scienza e didattica
Avete mai notato come alcuni studenti si accendano davanti a un video, altri davanti a una storia, altri ancora quando possono “mettere le mani in pasta”? Non si tratta solo di preferenze o stili: il cervello apprende attraverso reti differenti e ognuna di esse richiede stimoli diversi.
I principi evidence-based dell’UDL affondano le radici nelle neuroscienze e si collegano ai processi di apprendimento descritti da Lev Vygotskij già nel 1962. Le ricerche del CAST hanno identificato tre principali reti neurali del cervello, ognuna delle quali corrisponde a una dimensione dell’apprendimento.
1) La rete di riconoscimento: cosa apprendiamo
In classe, proponiamo sempre lo stesso video, lo stesso testo, gli stessi materiali a tutti gli studenti? Se la risposta è si, non stiamo facendo apprendimento personalizzato ma stiamo offrendo un’unica via di accesso al sapere. Non è utile, ai fini dell’apprendimento, assegnare lo stesso testo a tutti gli studenti o chiedere alla classe di guardare lo stesso video. Il principio è che non tutti elaborano e comprendono le informazioni nello stesso modo.
Spunto operativo: prova ad offrire almeno due modalità di accesso allo stesso contenuto: un testo e un video, un racconto orale e una sintesi visiva.
2) La rete strategica: come impariamo
In classe, chiediamo a tutti di rispondere allo stesso modo, con la stessa consegna, o lasciamo spazio alla creatività? È importante fornire agli studenti una varietà di modi per esprimere ciò che si sa e si sa fare affinché siano strategici e orientati all’obiettivo.
Spunto operativo: esplicita sempre l’obiettivo didattico e lascia libertà sul come raggiungerlo. Se l’obiettivo è chiaro, gli strumenti possono cambiare.
3) La rete affettiva: perché impariamo
I vostri studenti sanno perché stanno imparando ciò che proponete? La rete affettiva del cervello ha bisogno di motivazione e di autenticità: non basta semplicemente proporre un compito, occorre dare significato, massimizzare la motivazione, aumentare il valore e la rilevanza dell’attività.
Spunto operativo: Prima di iniziare un’attività prova a chiedere ai tuoi studenti: “Perché pensi che questo argomento possa esserti utile?”.
Verso un modello proattivo
L’adozione dell’approccio UDL implica un vero e proprio cambiamento di prospettiva: l’insegnante è chiamato a passare da un modello reattivo, in cui si interviene solo dopo aver individuato una difficoltà, a un modello proattivo, basato sulla prevenzione delle barriere. Progettare secondo l’Universal Design for Learning significa anticipare la diversità nella fase di pianificazione, costruendo ambienti di apprendimento flessibili, accessibili e stimolanti fin dall’inizio. In questo modo è possibile promuovere un insegnamento realmente inclusivo, capace di favorire la partecipazione di tutti gli studenti e di migliorare la qualità delle loro esperienze di apprendimento. Quale primo passo possiamo compiere nella nostra classe per ripensare la progettazione in chiave UDL?
Ilaria Stragapede è PhD in Pedagogia sociale e attualmente assegnista di ricerca in Didattica e Pedagogia speciale presso l’Università LUMSA di Roma. I suoi principali ambiti di interesse riguardano i processi di comprensione della letto-scrittura, la pedagogia creativa, la didattica inclusiva, le attività integrate di lettura e scrittura, i metodi di ricerca creativa, la ricerca qualitativa e l’uso del CAQDAS (Computer Assisted Qualitative Data Analysis Software).

