L’intelligenza artificiale sta entrando in classe in punta di piedi, ma con un potenziale che può rivoluzionare il modo in cui insegniamo e apprendiamo. Non parliamo solo di strumenti da usare per curiosità, ma di vere e proprie pratiche educative che possono migliorare il coinvolgimento e la personalizzazione della didattica. Tra queste, una delle più promettenti è il connubio tra AI e apprendimento attivo.
Il caso studio: cosa ci insegna la ricerca sull’apprendimento attivo assistito da AI
Uno studio recente pubblicato da ricercatori dell’Ontario Tech University ha testato l’efficacia dei Large Language Models (LLM) nel simulare un ambiente di apprendimento attivo. Cosa significa? In breve, i ricercatori hanno messo GPT-4 nei panni del docente e GPT-3.5 in quelli dello studente. Il modello avanzato proponeva domande, mentre quello meno evoluto tentava di rispondere. Quando le risposte erano corrette, si passava a una domanda più complessa. Se invece c’erano errori, si tornava su contenuti più semplici.
Questo approccio, noto come “threshold-based learning”, ha permesso di adattare i contenuti in tempo reale, rendendo il percorso educativo più fluido e centrato sul livello effettivo di competenza.
Prompting e personalizzazione: quando l’AI adatta la didattica

Uno degli aspetti più interessanti emersi dallo studio è il ruolo del prompting iterativo. In pratica, il modello non si limita a lanciare una domanda e aspettare una risposta, ma costruisce una sequenza che si adatta alle reazioni dell’utente. Proprio come farebbe un bravo docente in presenza.
Questo tipo di meccanismo, se traslato nella pratica scolastica, può diventare uno strumento potente: pensiamo ad esempio a un quiz che cambia in base alle risposte dello studente, o a contenuti che si modulano in tempo reale per evitare frustrazione o noia.
Applicazioni didattiche: idee per usare l’AI nella tua classe
Cosa significa tutto questo per chi insegna? Che l’intelligenza artificiale può diventare una vera alleata nella progettazione di attività più coinvolgenti. Si possono creare:
• domande personalizzate in base al livello della classe;
• feedback differenziati per studenti con ritmi e stili cognitivi diversi;
• percorsi di apprendimento differenziati senza caricare troppo il docente di lavoro.
Anche il semplice confronto tra risposte generate da uno studente e quelle proposte dall’IA può aprire riflessioni preziose sul contenuto, sulla chiarezza e sulla qualità del ragionamento.
Suggerimenti pratici per i docenti
Per chi vuole iniziare, la parola d’ordine è: semplicità. Basta scegliere un argomento già trattato in classe e provare a generare domande con uno strumento come ChatGPT. Chiedi spiegazioni con diversi livelli di complessità, oppure proponi allo studente di sfidare l’IA per stabilire chi spiega meglio un concetto.
Un buon punto di partenza potrebbe essere una checklist condivisa con la classe, per valutare insieme la chiarezza e la pertinenza delle risposte. Questo non solo rafforza la comprensione, ma stimola anche il pensiero critico.
Oltre la tecnologia: l’IA come alleata della didattica attiva
L’intelligenza artificiale non sostituirà mai l’intuizione, la capacità empatica e la mediazione educativa di un insegnante. Ma può diventare uno strumento prezioso per arricchire l’esperienza in classe e moltiplicare le occasioni di apprendimento.
L’obiettivo non è usare l’IA per fare tutto, ma per fare meglio: offrire a ogni studente un’esperienza più su misura, più dinamica, più attiva. E a ogni docente, uno strumento in più per rendere la propria didattica ancora più efficace.

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