Wanderlust, là dove il turismo è formato ECO


È istinto, connessione con la natura, ricerca del sè e scoperta del mondo che ci circonda.

Wanderlust è tutto questo, un sentimento che negli ultimi anni sta emergendo, irrefrenabile, nelle nuove generazioni e non solo, che desiderano unire uno stile di vita ecologico a un modo di viaggiare che sia il più sostenibile possibile. Il periodo pandemico ci ha posto in una posizione di riflessione, ci ha quasi costretto, volenti o nolenti, a fare i conti con un quadro generale che vedeva noi, genere umano, non più come gli unici attori in campo, ma come comparse sul Pianeta Terra assieme ad una moltitudine di esseri viventi che mentre ci trovavamo chiusi in casa, impauriti, sono tornati a respirare, a vivere. Che la lezione sia stata acquisita lo si evince dal mercato del turismo, in primis, influenzato da questo nuovo e sempre più crescente filone di pensiero, quello dell’esperienza nel viaggio, del wanderlust, e, soprattutto, del rispetto nei confronti dell’altro.

L’incertezza economica e geopolitica, certo, ha contribuito a rendere più vivo il desiderio di scoperta e di attenzione verso le tematiche ambientali, da qui nasce una maggiore domanda di viaggi ecosostenibili. Si guarda meno alla comodità, per esempio, e di conseguenza siamo propensi a scegliere mezzi di trasporto differenti, e ben vengano quindi i treni, i camper, le roulotte, le auto elettriche o ibride, così come le modalità di car pooling e car sharing e l’immancabile bicicletta per gli spostamenti in loco o, perché no, perfetta per chi desidera una vacanza all’insegna dell’avventura.

L’idea di immergersi in esperienze autentiche, che creino uno stacco dal virtuale all’interno del quale è nata e cresciuta, attira in modo particolare la GenZ che con il nuovo modello di turismo circolare sembra aver creato un fil rouge. Internet sì, quindi, ma non solo. I giovani viaggiatori sono pronti a scoprire se stessi, attraverso un viaggio visto come insegnamento di vita, esplorando il mondo con rispetto e consapevolezza. È l’era del tempo che si ritrova, di una peregrinazione che finalmente trova uno scopo: quello di assaporare l’essenza dell’esperienza, del desiderio di visitare posti meno conosciuti, creare connessioni e relazioni con altre persone, culture, cibo e tradizioni, con l’idea di essere partecipi in prima fila di uno slow travel, un viaggio lento, pensato e intenso.

Riserve, oasi, spiagge, parchi e montagne, è qui che si vive l’esperienza più profonda della nuova forma di viaggio. Vengono chiamate mete turistiche naturali, ed è fondamentale, ora più che mai, che il turismo rispetti l’ambiente circostante, inclusi flora, fauna e microclima. E le città? Risulterebbe dannoso focalizzare l’attenzione solamente su una parte del viaggio, dovendo tener conto di altri aspetti che risultano equamente importanti, come una destinazione urbana che necessita anch’essa di essere posta sotto i riflettori. È innegabile che tra le mete turistiche ci siano anche numerose città, più o meno grandi, più o meno conosciute, il dato non cambia, è sotto gli occhi di tutti che anche questo tipo di viaggio necessiti rispetto: per i residenti, per la cultura locale, per i siti archeologici, piccoli microcosmi bloccati nel tempo che vanno tutelati.

Stiamo vedendo un cambio di rotta, quindi, una virata che sembra stia portando il turismo verso un nuovo modo di vivere il viaggio, cambiandolo, chilometro dopo chilometro, completamente. Un passo dovuto, necessario, e quasi richiesto dal Pianeta Terra che da troppo tempo ormai stava subendo un turismo diventato insostenibile, un over tourism influenzato dalla cultura di massa che prediligeva come mete turistiche location viste nei film, all’interno delle serie televisive, sui social media attraverso celebrity e influencer. L’affollamento di aree naturali, spiagge, paesi, luoghi famosi, ha portato al deturpamento delle bellezze naturali circostanti, cambiandone completamente l’aspetto e provocando talvolta delle vere e proprie catastrofi, sia ambientali, sia economiche, con conseguente distruzione degli ecosistemi naturali e perdita totale di manodopera.

Uno stile di vita che ad oggi, davvero, mette i brividi. Una buona notizia, però, c’è ed è nelle mani di ciascuno di noi: possiamo contrastare un modello di turismo non più consono e salutare, prediligendo uno stile di vita e di viaggio più sostenibile (trovi alcuni consigli a riguardo qui https://www.educazionedigitale.it/perte/risorse/ ) seguendo il trend proposto dalle generazioni più giovani che, ancora una volta, si dimostrano attive e pronte a contrastare il cambiamento climatico. Un primo passo potrebbe essere certamente quello di apportare accortezze semplici da attuare anche nel quotidiano, prima ancora che in viaggio quali: non usare bottiglie di plastica usa e getta, staccare le spine inutilizzate, riciclare i rifiuti, e molte altre. Partire dall’ambiente che ci circonda, che ci è più familiare, con piccole missioni green che porteremo poi, con noi, in valigia in giro per il mondo.